L’analisi transazionale è una teoria psicologica ideata negli anni ’50 da Eric Berne, basata su un linguaggio più semplice rispetto a quello della psicoanalisi e su un’attenzione particolare alla relazione tra paziente e terapeuta. “Berne voleva che l’A.T. fosse accessibile a tutti. Scelse di utilizzare parole semplici per descrivere il proprio pensiero. Benché i termini fossero semplici, le idee erano tuttavia complesse e acute.” (Stewart, Joines 1987). 

Questo significa che l’AT utilizza un linguaggio semplice, ricco di immagini, che permette a chiunque, indipendentemente dal proprio livello di istruzione o dalle proprie competenze e conoscenze, di comprendere i propri processi psichici, sia quelli che lo bloccano sia quelli necessari per il cambiamento. In questo modo, il paziente diventa realmente un esperto e può partecipare attivamente al lavoro terapeutico.

Può essere applicata sia ad un percorso individuale, sia di coppia, sia di gruppo; anche i contesti possono essere diversificati: dallo studio psicologico, al servizio pubblico, all’ambiente aziendale o formativo.
Si arricchisce dei contributi provenienti da differenti approcci, alcuni più psicodinamici ed altri più cognitivo-comportamentali, infatti il modello teorico dell’Analisi Transazionale è in continuo aggiornamento e tiene conto dei risultati della ricerca scientifica (in particolare le neuroscienze) e dei punti di vista di altre scuole psicoterapeutiche. Si tratta dunque di un metodo che ha una vocazione “integrativa”, aperto alle contaminazioni con punti di vista e tecniche provenienti da altri modelli teorici.

Può essere utilizzata:

  • Con differenti psicopatologie (ansia, depressione, disturbi di personalità, disturbi alimentari, etc);
  • In situazioni caratterizzate da sofferenza (stress, lutto, difficoltà decisionali, gestione di relazioni conflittuali, etc);
  • Per un desiderio/bisogno di una maggior comprensione e consapevolezza personale.

Vorrei sottolineare, inoltre che una alleanza terapeutica è il presupposto necessario per l’efficacia di un buon percorso terapeutico.

Il terapeuta analitico transazionale si pone con il paziente in una relazione alla pari; ovvero, non si pone come l’esperto che risolve il problema del paziente perchè ne sa più di lui, al contrario, paziente e terapeuta, ognuno con le proprie competenze, lavorano insieme verso il cambiamento. Il terapeuta, in quanto esperto della propria materia, può proporre delle ipotesi, ma è solo il paziente, in quanto esperto di se stesso, che può verificare se sono vere oppure no.

In questo modo il paziente diviene responsabile del proprio percorso e si evita di imboccare piste false che possono allungare i tempi delle terapia.

All’inizio di ogni terapia si stipula un contratto di terapia: il paziente decide cosa vuole cambiare e quali passi sono necessari per raggiungere il cambiamento, ovvero si pone degli obiettivi che siano concreti, raggiungibili e verificabili. Questo rende il lavoro terapeutico più veloce e limita il rischio di perdere la direzione perchè si è perso di vista il traguardo finale.